Coachable or not? Quando il Coaching è il percorso giusto

Coachable or not? Quando il Coaching è il percorso giusto

Il Coaching è un potentissimo processo di sviluppo personale e professionale, che mira al potenziamento delle risorse interiori e al raggiungimento di specifici obiettivi, apportando così significativi benefici alla vita e al futuro delle persone.
Un percorso di coaching efficace può fare davvero la differenza per il singolo cliente o per un team.
Tuttavia, non tutte le tematiche sono affrontabili con questa tipologia di percorso e ci sono momenti nella vita delle persone, in cui il coaching può rivelarsi inefficace.
Per un Coach Professionista comprendere se il coaching è il giusto approccio per un individuo è fondamentale, al fine di garantire alti standard etici e professionali e indirizzare il coachee verso l’investimento più proficuo per sé, tenendo sempre presente che la mission del Coach è il benessere del coachee, a prescindere da quale tipologia di aiuto necessiti.
In questo articolo, esploreremo i segnali che indicano quando un cliente non è coachable e cosa fare se il processo di coaching non risulta efficace.

L’incontro conoscitivo

Il primo step, prima di iniziare un percorso di Coaching, è rappresentato dall’incontro conoscitivo tra il Coach e il potenziale cliente. Questo colloquio può svolgersi in videoconferenza o di persona in uno studio ed ha come principale scopo la conoscenza tra coach ed eventuale futuro cliente. In questo frangente il cliente espone la situazione attuale in cui si trova e l’obiettivo che desidera raggiungere, contestualmente il Coach valuta se il suo supporto professionale può essere adatto alla persone. 
I principali segnali indicatori che la persona è pronta per vivere un percorso di coaching sono:

  • Desidera raggiungere un obiettivo orientato al futuro
  • Prova interesse ed entusiasmo quando parla del suo obiettivo
  • Dimostra disponibilità a trovare nuove strategie
  • Manifesta consapevolezza rispetto alle proprie aree di miglioramento

Questi elementi sono i punti cardine per un Coach, per i quali in loro presenza è possibile iniziare il percorso di coaching
E’ opportuno, inoltre, sottolineare che questi quattro elementi non sono obbligatoriamente indicatori di un percorso di coaching di successo. 
L’unicità e la bellezza dell’essere umano nella sua imprevedibilità fanno sì che esistono ulteriori segnali, che emergono solitamente durante il percorso di coaching e che vediamo subito di seguito. 

I segnali che indicano che il Coachee non è coachable

Esistono diversi indicatori che possono suggerire che per il cliente non è il momento più opportuno per affrontare un percorso di coaching.
Riconoscersi consente sia al Coachee che al Coach di valutare discipline più opportune, senza cadere in inutili frustrazioni. Ecco le evidenze prioritarie da considerare:

  • Alta resistenza al cambiamento. Il coachee non si sente pienamente insoddisfatto della situazione attuale, pertanto mostra una chiara resistenza e grandi difficoltà a modificare le proprie abitudini o a considerare nuove prospettive. In questi casi, dopo le prime due/tre sessioni è bene comprendere se dietro a tali resistenze è attiva una dinamica particolare e se quest’ultima può essere affrontata col coaching o con il supporto di un altro specialista. 
  • Difficoltà a individuare l’obiettivo. Se nonostante le specifiche tecniche di coaching per la formulazione corretta dell’obiettivo, il coachee ad ogni sessione cambia l’obiettivo da raggiungere, il percorso di coaching non sortirà alcun effetto benefico. Il Coaching è un viaggio alla scoperta e alla ri-conoscenza di sé, dunque stabilire preventivamente quale meta si desidera raggiungere è la condicio-sine-qua-non per partire alla volta del traguardo.
  • Persistente atteggiamento negativo. Il cliente che tende a focalizzarsi principalmente sugli aspetti negativi della sua situazione, sottolineando un certo scetticismo riguardo all’efficacia del coaching ed evidenziando un dialogo interno demotivante, non è ancora pronto per lavorare sul suo futuro. Un mindset propositivo e una forte motivazione intrinseca sono i punti chiave per un processo di cambiamento di successo.
  • Ostacolo alla proiezione al futuro. Durante la sessione il coachee fa continui riferimenti al passato, ricerca le colpe e le cause dei suoi insuccessi attuali nell’età infantile o nel rapporto coi propri genitori, nonostante le domande del Coach siano riferite all’obiettivo futuro. In questa situazione è evidente il bisogno del cliente di risolvere in prima battuta il rapporto con il suo passato con un professionista dedicato, per poi dedicarsi successivamente al raggiungimento di obiettivi futuri. 
  • Tendenza alla deresponsabilizzazione. Se il coachee si esprime con un linguaggio, in cui il soggetto delle frasi è per la maggior parte un altro e solo in minima parte IO, si può notare una tendenza più o meno marcata alla staticità. Tale atteggiamento prevede una continua aspettativa da parte degli altri di fare qualcosa e dunque una difficoltà a prendersi le proprie responsabilità. Uno dei principi cardine del coaching è la presa di responsabilità, poiché indipendentemente da ciò che accade intorno a noi e dal comportamento delle altre persone, in noi c’è sempre e comunque un potenziale che aspetta di essere espresso e messo al servizio della nostra vita. 
  • Mancanza di impegno. Il Coaching è azione, movimento e cambiamento. Il cliente che non è disponibile a dedicare tempo, cura e attenzione al processo di coaching, o che non svolge i task tra una sessione e la successiva, si allontanerà necessariamente sempre più dal raggiungimento dell’obiettivo. Se il coachee non compie passi verso l’obiettivo, è probabile abbia priorità diverse. Il percorso di coaching può rivelarsi di successo, solo se il coachee con l’aiuto del coach ma in autonomia si pone attivamente in movimento per raggiungere il suo traguardo.

In presenza di questi elementi è dunque opportuno interrompere le sessioni, poiché il Coaching non contribuirà al benessere del cliente. Come comportarsi in questi casi?

Cosa fare se il Coaching non è efficace?

Se, nonostante le migliori intenzioni da parte del coachee e la professionalità del Coach, il Coaching non sta producendo risultati né miglioramenti, è fondamentale adottare le seguenti strategie:

  1. Legittimare la situazione: Il coachee non sta facendo un dispetto al coach, anzi sta vivendo un momento di difficoltà! Riconoscere e rispettare le sue emozioni, le sue resistenze e quei comportamenti che stanno rendendo difficile il processo di coaching è il primo passo per trovare la soluzione più adeguata. Al coachee si può ad esempio dire “Ho la percezione che ci siano delle resistenze rispetto al nostro percorso. Tu che ne pensi?”
  2. Valutare il contesto personale: A volte, fattori esterni come stress personale o professionale possono influenzare negativamente il processo di coaching. È utile esplorare e affrontare queste problematiche per facilitare il progresso. Invitare il coachee a condividere con persone vicine la sua esperienza di coaching, può aiutarlo a trovare nuovi stimoli. 
  3. Comunicare apertamente: Incoraggiare una comunicazione trasparente tra coach e coachee è cruciale. Discutere delle difficoltà riscontrate e dei sentimenti riguardo al processo può portare a nuove intuizioni e strategie. Il Coach può chiedere al Coachee “Rispetto al tuo obiettivo, come senti che stiamo procedendo?”
  4. Considerare un diverso approccio: Ogni coachee è unico e potrebbe trarre beneficio da un diverso stile di coaching. Confrontarsi con i Coach Esperti Asso.Co.Pro. può essere una valida strategia per esplorare metodologie alternative o nuove prospettive. 
  5. Suggerire al coachee un percorso alternativo: Come specificato nel contratto tra Coach e Coachee che viene siglato da entrambi prima dell’inizio del percorso e che viene fornito da Asso.Co.Pro. a tutti i suoi Coach, il Coach stabilisce in piena autonomia se il Coaching può ritenersi la metodologia adatta e a suo insindacabile giudizio può interrompere il rapporto anticipatamente, suggerendo nel caso percorsi alternativi. Chiaramente sarà poi il coachee a decidere cosa perferisce per sé; contestualmente questa pratica da parte del Coach dimostra professionalità, etica e un alto livello di competenza, secondo cui il coachee con l’aiuto di diversi specialisti può raggiungere il proprio benessere psicofisico. 

Queste indicazioni consentono al Coach di rispettare gli standard etici indicati da Asso.Co.Pro., garantendo al coachee il miglior servizio di coaching possibile. 
E quali segnali, invece, ci indicano che il coachee è coachable?

I segnali che il Coaching è il percorso giusto

Le evidenze che il coachee sta vivendo un percorso efficace sono molteplici, di seguito vengono riportati i principali indicatori di successo:

  • Il coachee dimostra rispetto per l’impegno preso e si presenta in sessione puntuale e preparato
  • Il cliente si sente più energico e motivato al termine della sessione
  • Il coachee svolge costantemente i task e si sta muovendo progressivamente verso il suo obiettivo

  • Sono riscontrabili cambiamenti positivi nel comportamento, flessibilità mentale e convinzioni potenzianti
  • Il cliente riporta maggiore soddisfazione rispetto alla sua vita 
  • Il coachee mostra gratitudine per il percorso che sta svolgendo con il coach, in quanto nota personalmente i miglioramenti personali
  • Si nota una maggiore creatività nella risoluzione dei problemi da parte del cliente

Questi segnali sono indice che il percorso di coaching sta consentendo al coachee di muoversi sempre più in autonomia e che il suo potenziale sta emergendo per consentirgli di vivere al 100% delle sue possibilità.

In conclusione, il coaching può essere un potente strumento di crescita e sviluppo, ma riconoscere le evidenze di un coachee non coachable è essenziale per garantire il suo benessere. Il successo del coaching, infatti, dipende dalla volontà di entrambe le parti, sia del Coach tanto più del Coachee, di impegnarsi attivamente nel processo di cambiamento.

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