Convinzioni: cosa dice la scienza

Convinzioni: cosa dice la scienza

Si sente spesso parlare di quanto sia importante lavorare su una convinzione limitante per trasformarla in potenziante, così da consentire al coachee di esprimere a pieno il suo potenziale.
Esattamente, cosa c’è dietro una convinzione?
Cosa accade a livello cerebrale in quei momenti?
Quali tecniche di coaching sono più efficaci?
Uno studio scientifico spiega il comportamento dei neuroni nell’atto di creazione di una convinzione.
Scopriamo di seguito tutti i dettagli.

Cos’è una convinzione?

Con convinzione si intende un’unità di pensiero utile a comprendere il mondo circostante. Possono presentarsi sotto forma di idee, giudizi, valutazioni o comandi riguardanti noi stessi, gli altri, la società e l’umanità.
Le convinzioni sono parte integrante della nostra vita, in quanto sono paragonabili a “lenti” attraverso le quali interpretiamo soggettivamente la realtà, influenzando il nostro modo di pensare, agire e relazionarci con gli altri.
Le convinzioni, nel momento in cui diventano solide e profonde, vengono definite  anche credenze, che arrivano a determinare i nostri comportamenti quotidiani e conseguentemente le nostre abitudini.
Esistono diverse livelli di convinzioni, a seconda del momento in cui si instaurano o della sfera a cui si riferiscono. Alcune sono radicate profondamente in noi, poiché ereditate dalla famiglia di provenienza e dal contesto sociale e culturale in cui cresciamo nei primi anni di vita; altre convinzioni si formano, invece, nel corso della nostra vita in base all’educazione che riceviamo e alle esperienze che viviamo.

Come si instaura una convinzione? Vediamo cosa accade a livello cerebrale.

Cosa dice la scienza

Per capire le modalità con cui una semplice idea diventa una convinzione, possiamo fare riferimento allo studio condotto dai ricercatori della Goethe University di Francoforte, Clara Essman e Amparo Acker-Palmer, pubblicato nella rivista di psicologia e neuroscienze Mente&Cervello, dal titolo “I mattoni della memoria”.
I due esperti dimostrano che il nostro cervello è costituito da una complessa rete neuronale, che è in grado di creare continuamente nuovi punti di contatto, grazie alla sua capacità di reagire con flessibilità ai cambiamenti.
Per questo, quando impariamo o ascoltiamo qualcosa di nuovo dai neuroni escono dei “collegamenti” molto sottili, delle piccole vie, che pian piano si estendono fino a connettersi con altri neuroni formando delle “strade neuronali”.
Nel corso del tempo, se queste strade non si rinforzano con informazioni, eventi o situazioni, gli stessi neuroni distruggono quella connessione per economia di spazio.
Tuttavia, se dall’esterno riceviamo informazioni in merito, sperimentiamo situazioni che confermano quella sottile idea, queste “strade neuronali” si rinforzano, creando molteplici vie tra questi neuroni, fino a trasformarle in “autostrade neuronali”.
Nel momento in cui il nostro dialogo interno inizia a ripetere quel pensiero con continuità, i neuroni coprono queste autostrade neuronali con una sostanza cristallina che fa di quella idea una convinzione, una credenza e dunque un’abitudine comportamentale.

L’impatto delle convinzioni sulla nostra quotidianità

Data l’abilità del nostro cervello di creare continuamente connessioni neuronali, deduciamo che le convinzioni hanno un impatto significativo sul nostro benessere e sulle performances quotidiane, in quanto influenzano la nostra percezione della realtà, le nostre emozioni e i nostri comportamenti.
Ad esempio, davanti un compito da portare a termine, che sia lavorativo, scolastico o personale, possono presentarsi due scenari:

  1. nel momento in cui crediamo in noi stessi e nelle nostre capacità, sviluppiamo un maggior senso di autoefficacia, che ci consente di mettere in atto comportamenti funzionali all’obiettivo che desideriamo raggiungere
  2. se pensiamo di non essere all’altezza del compito assegnato, si svilupperà in noi uno stato di agitazione e ansia, che accelererà il battito cardiaco, portandoci ad affrontare quella situazione in uno stato psicofisico depotenziato, per cui le probabilità di successo si abbasseranno notevolmente.

A livello tecnico, nel primo caso i nostri neuroni hanno instaurato una convinzione potenziante, cioè che ci aiuta a vivere la situazione in maniera proattiva. Nel secondo caso, invece, si tratta di una convinzione limitante, ovvero che ci ostacola al raggiungimento dell’obiettivo.

Cosa fare in questi casi?

Il Coaching per le convinzioni

Quando ci troviamo davanti a una situazione in cui una convinzione limitante sta ostacolando il raggiungimento di un obiettivo, è possibile rivolgersi ad un Coach Professionista.
Il coaching, infatti, è un potente strumento per aiutare le persone a esplorare e riformulare le proprie convinzioni limitanti. Attraverso un processo di accompagnamento alla riflessione e alla consapevolezza di sé, il coach supporta il proprio cliente nell’identificazione delle credenze che ostacolano il suo sviluppo personale o professionale, per poi sostituirle con convinzioni potenzianti più efficaci e allineate ai suoi obiettivi.
Questo approccio offre l’opportunità al coachee di superare gli schemi mentali e comportamentali limitanti, aprendo la strada a nuove possibilità e ad un’autentica crescita personale e professionale.

Alcuni esempi di convinzioni limitanti

Di seguito vengono riportate alcune delle sfere più comuni, in cui si formano convinzioni limitanti e che possono essere trasformate grazie al lavoro con un Coach professionista:

  1. Sottovalutazione di sé: “Non sono abbastanza bravo/a”, “Non posso riuscire in quella cosa”, “Non ho le capacità necessarie”. Queste credenze minano l’autostima e l’autoefficacia della persona, impedendole di mettere a frutto a pieno il suo potenziale.
  2. Paura del fallimento: “Se provo e fallisco, sarà un disastro”, “È meglio non provare per non essere deluso/a”, “Non posso permettermi di sbagliare”. Tali convinzioni portano a evitare sfide e nuove esperienze, limitando lo sviluppo personale.
  3. Svalutazione delle proprie abilità: “Non merito il successo”, “Gli altri sono più bravi di me”, “Non sono all’altezza di quella opportunità”. Queste credenze spingono la persona a sottovalutarsi e a non aspirare a risultati ambiziosi.
  4. Limitatezza delle proprie risorse: “Non ho abbastanza tempo/denaro/energie per raggiungere i miei obiettivi”, “Non posso permettermi di prendermi cura di me”. Tali convinzioni creano un senso di scarsità e impossibilitano la persona dall’agire in modo proattivo.
  5. Gestione relazionale: “Non posso fidarmi degli altri”, “Non sono degno/a di essere amato/a”, “Le relazioni sono troppo difficili da gestire”. Queste credenze ostacolano lo sviluppo di relazioni sane e appaganti.

Durante la sessione di coaching, il professionista aiuta il cliente a individuare, mettere in discussione e riformulare queste e altre convinzioni limitanti, per favorire una maggiore consapevolezza, fiducia in sé e apertura al cambiamento.

La pratica di Coaching

Il coaching utilizza differenti tecniche specifiche per riformulare le convinzioni limitanti. Di seguito vengono riportati i passaggi essenziali per la trasformazione di una convinzione limitante in potenziante, rispetto a un obiettivo prestabilito:

  • Esplorazione: Il coach accompagna il proprio coachee in un processo di consapevolezza e di esplorazione approfondita delle proprie convinzioni, aiutandolo a identificare quelle inefficaci ai fini dell’obiettivo che il coachee desidera raggiungere.
  • Analisi: Una volta identificate le convinzioni limitanti, il coach incoraggia il cliente a metterle in discussione, a esaminarne la validità e la funzionalità. In questa fase è essenziale far emergere i bisogni, i valori e le risorse del coachee, così da consentirgli di ampliare il proprio sguardo a nuove prospettive.
  • Ristrutturazione narrativa: In questa fase il coach invita il cliente a scegliere una o più parole della frase che sono più inefficaci e a sostituirle con parole potenzianti, che lascino al coachee un senso di empowerment e di allineamento al suo obiettivo.
  • Sperimentazione attiva: abbiamo visto nel secondo paragrafo che secondo gli studi scientifici le convinzioni hanno bisogno di tempo e ripetizione per instaurarsi. Pertanto ogni sessione ha necessariamente bisogno di concludersi con un’azione pratica, che il coachee svolga entro la sessione successiva, al fine di mettere in pratica le nuove convinzioni, sperimentando comportamenti e atteggiamenti coerenti con esse quotidianamente. Questa fase permette di consolidare il cambiamento a livello cognitivo, emotivo e comportamentale.
  • Monitoraggio: Nelle sessioni successive il coach offre un supporto costante al cliente, monitorando il suo progresso e incoraggiandolo a mantenere l’impegno verso il cambiamento. Questa partnership tra coach e coachee è fondamentale per ancorare le nuove convinzioni nel lungo termine.

Attraverso questo approccio strutturato e su misura, il coaching aiuta i clienti a liberarsi dalle convinzioni limitanti, favorendo lo sviluppo di una mentalità più aperta, flessibile e allineata ai propri obiettivi di crescita personale e professionale.

In conclusione, tutti noi siamo cresciuti e viviamo in un complesso sistema di convinzioni, comportamenti e abitudini. Identificare insieme a un Coach Professionista quelle inefficaci per noi e per il nostro futuro è ciò che ci consente di realizzare la nostra migliore possibilità futura.

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